Era già nell’aria da alcune settimane e ha varcato ufficialmente le soglie ieri alle 17.57 italiane, in concomitanza con l’equinozio, ma oggi alla primavera possiamo dare il nostro più caloroso benvenuto ufficiale.
Preceduta dalla seconda giornata mondiale della felicità (non è di certo un caso), quella che in Giappone è addirittura festa nazionale, vedrà la nostra stella sorgere perfettamente a Est e tramontare perfettamente a Ovest.
Siamo infatti all’inizio della metà luminosa dell’anno, quando le ore di luce superano le ore di buio, e dovremmo essere tutti più predisposti alla gioia e all’ottimismo.
È tempo di nuovi inizi, di personali resoconti di percorso e di piccoli viaggi fuori porta ma anche di pulizie e di space clearing fisico e mentale, indispensabile per liberarci da tutte le cose inutili e prepararci al meglio cui siamo naturalmente più predisposti con la bella stagione.
La storia è costellata da miti e tradizioni legati a questo periodo dell’anno e molti di questi si basano proprio sul concetto di sacrificio e successiva rinascita.
Nel mondo ellenico dopo l’equinozio si svolgevano le Adonìe, feste della resurrezione di Adone, il bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite che venne ucciso da un cinghiale. Questa festività a sua volta ricalcava quella assiro-babilonese dove la figura di Adone era rimpiazzata dal dio Tammuz e quella di Afrodite dalla dea Ishtar.
In tutti questi miti campeggia l’unione di un simbolismo celeste con uno terreno, matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, e una femminile, legata alla terra o alla luna. La primavera era infatti la stagione degli accoppiamenti rituali, delle nozze sacre in cui il dio e la dea si univano per propiziare la fertilità. In effetti erano numerosi i fuochi rituali che venivano accesi sulle colline e che secondo la tradizione più a lungo rimanevano accesi, più fruttifera sarebbe stata la terra.
Come molte delle antiche festività pagane, anche questa giornata fu successivamente “cristianizzata”: la prima domenica dopo la prima luna piena che segue l’equinozio (data fissata nel IV secolo d.C.), infatti, i cristiani celebrano la Pasqua (Easter, per i popoli nordici la dea Eostre o Ostara ovvero “la stella dell’Est”, Venere).
Ma ritorneremo su questo. Per il momento vi ricordiamo che anche quest’anno sono tornate le giornate del Fai: sabato e domenica ci sarà l’imbarazzo della scelta tra le oltre 750 visite straordinarie in programma su tutta la nazione.
Vi rimandiamo al sito giornatefai.it per ulteriori dettagli.
In Italia le aziende agrituristiche sono in costante crescita. Oggi sono 20.474, soltanto nel 2003 erano 13 mila, ciò vuol dire che in dieci anni sono aumentate del 57 per cento. Il fatturato annuo complessivo degli agriturismi italiani supera 1 miliardo di euro, ma la redditività media netta di un’azienda agrituristica si ferma tra i 28 mila e i 30 mila euro l’anno.
I dati arrivano da Turismo Verde, l’associazione nazionale agrituristica della Cia-Confederazione italiana agricoltori che domenica 23 marzo inaugura la stagione con l’ottava edizione della “Giornata nazionale dell’agriturismo” che prevede aperture ed eventi speciali nelle strutture ricettive aderenti all’iniziativa.
Verranno proposti sconti, itinerari culturali, degustazioni guidate e presentazioni di servizi innovativi in azienda. In particolare, questa edizione sarà dedicata alle iniziative di successo adottate da molti operatori agrituristici per contrastare la crisi economica. In Italia, tuttavia, la morsa della burocrazia non risparmia neppure il settore dell’agriturismo che, per adempiere alle richieste della Pubblica amministrazione, ha bisogno di ben 100 giorni.
I dati evidenziano che l’attività agrituristica è relativamente più concentrata nel Nord del Paese, dove si rilevano il 46,7 per cento delle aziende; seguono il Centro (34,6 per cento) e il Meridione (18,7 per cento). A livello regionale -osserva Turismo Verde Cia- la Toscana e il Trentino Alto Adige, rispettivamente con 4.185 aziende e 3.391 aziende, si confermano i territori in cui l’ospitalità “agricola” risulta più radicata. Ma la presenza di agriturismi è molto forte anche in Lombardia (1.415 unità), Veneto (1.376 aziende) e Umbria (1.262 aziende), e poi in Piemonte ed Emilia Romagna (con più di 1.000 aziende a testa) e Sardegna, Lazio, Marche (con oltre 800 aziende). Più di un agriturismo su tre è a conduzione femminile: sono 7.262 le aziende agrituristiche gestite da donne, in crescita sia al Nord (+3 per cento) che nel Centro Italia (+2 per cento).
In Toscana, dove c’è la massima concentrazione “rosa”, le imprenditrici alla guida di un agriturismo sono pari a circa un quarto (23,5 per cento) del totale nazionale. Ma la vera novità dell’agriturismo “moderno” è rappresentato dalle attività collegate all’offerta turistica tradizionale: oltre all’alloggio e alla ristorazione, per un totale di 218 mila posti letto e oltre 397 mila coperti – sono dati di Turismo Verde Cia – oggi quasi il 60 per cento delle aziende agrituristiche italiane offre altre attività legate allo sport, al gioco e al sociale.
Più di 3.300 agriturismi propongono, infatti, percorsi escursionistici e 2.700 anche in mountain-bike; 3.450 offrono degustazioni di prodotti tipici locali e ricette contadine e oltre 2 mila aziende organizzano corsi di vario tipo, dalla cucina alle erbe officinali.
Poi ci sono 1.800 agriturismi dove si pratica il trekking e 1.500 l’equitazione. Il “boom” maggiore nel 2013, però, è costituito dall’attività di “fattoria didattica”, con un incremento del 15 per cento e oltre 1.200 aziende “abilitate”.
Un successo che parte dalla stretta collaborazione con le scuole, in primis le elementari, che scelgono di riavvicinare i bambini alla natura e alla vita di campagna, imparando a curare un orto o a mungere una mucca, a fare il pane o a cavalcare un pony, a raccogliere frutti o a dar da mangiare alle galline.